VOMITO ACUTO NELL’ADULTO
DEFINIZIONE
Il vomito acuto nell’adulto consiste nell’espulsione brusca, violenta e spesso incontrollabile del contenuto gastrico attraverso la bocca, in risposta a una vasta gamma di stimoli potenzialmente nocivi per l’organismo.
Il meccanismo è regolato dal cosiddetto “centro del vomito”, situato nel tronco encefalico (in particolare nel midollo allungato), che integra segnali di natura diversa:
  • Viscerali (dal tratto gastrointestinale): ad esempio irritazioni della mucosa gastrica, distensione addominale o processi infiammatori a carico di stomaco e intestino.
  • Chemiorecettoriali (dall’area postrema): sostanze tossiche o farmaci nel circolo sanguigno possono attivare direttamente recettori specifici, stimolando il riflesso del vomito.
  • Vestibolari e corticali: disturbi dell’equilibrio (come la cinetosi) o forti stati emotivi/psichici (ansia, stress intenso) possono scatenare episodi emetici.
Sebbene il vomito sia spesso preceduto da un senso di nausea, non sempre è presente la classica sequenza “nausea → conati di vomito → espulsione”. In alcune circostanze, il vomito si manifesta improvvisamente, senza segni premonitori evidenti. Nell’adulto, la comparsa acuta di questo sintomo è particolarmente rilevante per la sua possibile correlazione con condizioni sia benigne sia potenzialmente gravi o complesse, tra cui:
Infezioni gastrointestinali
(gastroenteriti virali o batteriche)
Patologie chirurgiche
(occlusione intestinale, appendicite, colecistite)
Cause neurologiche
(emicrania, aumento della pressione intracranica, traumi cranici)
Alterazioni metaboliche
(chetoacidosi diabetica, insufficienza surrenalica, disfunzioni tiroidee)
Reazioni farmacologiche e tossiche
(chemioterapici, oppioidi, intossicazioni alimentari)
Componenti psicogene
(bulimia, grave stato di ansia o stress)
Può presentarsi anche in associazione ad altri sintomi, come dolore addominale, cefalea, vertigini, febbre o modifiche dello stato di coscienza, e questi elementi accessori possono indirizzare il clinico verso una diagnosi più accurata. La complessità del meccanismo che regola il vomito rende necessaria un’analisi anamnestica e diagnostica attenta, per riconoscere prontamente eventuali segnali di gravità (“red flags”) e impostare un adeguato percorso terapeutico o di approfondimento.
ETIOLOGIA (CAUSE)
Le cause alla base del vomito acuto nell’adulto sono estremamente varie e vanno da condizioni di natura gastrointestinale a situazioni neurologiche, metaboliche, tossicologiche o psicogene.
Comprendere il meccanismo scatenante è essenziale per impostare un iter diagnostico mirato e un piano terapeutico efficace.
Di seguito si fornisce una panoramica ampliata delle principali categorie eziologiche:
1. Cause Gastroenteriche
Gastroenteriti infettive (virali, batteriche, parassitarie)
Rappresentano una delle cause più comuni di vomito acuto. Virus come norovirus o rotavirus e batteri come Salmonella o Campylobacter possono infettare la mucosa gastrointestinale, provocando nausea, vomito, talvolta diarrea e dolore addominale.
Gastrite acuta
Può derivare da un uso cronico o eccessivo di farmaci (FANS, cortisonici) o da un’abitudine alcolica importante; l’infiammazione acuta della mucosa gastrica è spesso associata a dolore epigastrico, bruciore e vomito.
Ulcera peptica
Lesioni erosive dello stomaco o del duodeno che, se complicate (per esempio da sanguinamento), possono indurre vomito, talora con tracce ematiche (“fondo di caffè” o sangue fresco).
Ostruzioni intestinali (meccaniche o funzionali)
Aderenze post-chirurgiche, ernie, occlusioni da masse o corpi estranei possono bloccare il transito intestinale. Il vomito associato a ostruzione è spesso ricorrente e può contenere residui alimentari ingeriti molte ore prima, con distensione addominale e dolore.
Colecistite acuta
L’infiammazione della colecisti (spesso dovuta a calcoli biliari) può presentarsi con dolore in ipocondrio destro, febbre e vomito, in particolare dopo pasti ricchi di grassi.
2. Cause Neurologiche
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Traumi cranici
Un trauma alla testa, con o senza frattura cranica, può comportare un incremento della pressione intracranica o un’irritazione delle strutture encefaliche deputate al vomito.
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Emicrania
Gli attacchi di emicrania sono spesso accompagnati da nausea intensa e vomito, soprattutto nelle forme più severe; l’attivazione dei recettori trigeminali e l’infiammazione neurogenica innescano il riflesso.
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Aumento della pressione intracranica (ICP)
Tumori cerebrali, emorragie subaracnoidee o intraparenchimali e ascessi cerebrali possono aumentare la pressione intracranica, irritando il centro del vomito e causando episodi emetici spesso violenti.
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Disturbi vestibolari
Vertigini e cinetosi (mal d’auto, di mare) nascono dal conflitto di segnali che raggiungono il sistema vestibolare, generando nausea e vomito riflessi.
3. Cause Metaboliche ed Endocrine
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Chetoacidosi diabetica (DKA)
Nei pazienti con diabete di tipo 1 (o, meno frequentemente, tipo 2), un’elevata concentrazione di corpi chetonici può indurre vomito, dolore addominale e disidratazione marcata.
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Insufficienza renale acuta o cronica
L’accumulo di tossine uremiche può irritare il centro del vomito e causare nausea persistente.
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Disfunzioni tiroidee (tireotossicosi)
Un eccesso di ormoni tiroidei può determinare ipermetabolismo, intolleranza al caldo, tachicardia e, in alcuni casi, vomito acuto.
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Insufficienza surrenalica
Può presentare crisi addisoniane con vomito, ipotensione e disidratazione.
4. Cause Farmacologiche e Tossiche
Farmaci chemioterapici
Spesso generano nausea e vomito acuti stimolando la “chemoreceptor trigger zone” (CTZ) e le fibre afferenti gastrointestinali.
Oppioidi
Analgesici potenti che possono rallentare lo svuotamento gastrico e attivare i recettori del vomito.
Intossicazioni alimentari o chimiche
L’ingestione di sostanze tossiche o di cibi contaminati da tossine (es. tossina botulinica, stafilococcica) scatena una violenta reazione protettiva dell’organismo sotto forma di vomito e, spesso, diarrea.
Alcool e altre sostanze d’abuso
Possono irritare la mucosa gastrica e compromettere i meccanismi di controllo del centro del vomito.
5. Cause Psicogene
Bulimia nervosa
Vomito autoindotto volontariamente, spesso associato a comportamenti di abbuffata e conseguente purga.
Ansia severa e stress acuto
L’iperattivazione del sistema nervoso autonomo può favorire la comparsa di nausea e vomito.
6. Altre Cause

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Iperemesi gravidica
Nelle prime fasi della gravidanza, l’aumento di determinati ormoni (hCG, estrogeni) può provocare vomito severo e frequente, con rischio di disidratazione.
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Sindromi post-operatorie
L’effetto dell’anestesia, il rallentamento della motilità intestinale o la stimolazione del peritoneo durante l’intervento possono scatenare vomito nei giorni successivi all’operazione.
L’eterogeneità di fattori in grado di provocare il vomito acuto nell’adulto richiede un inquadramento anamnestico e clinico accurato per distinguere fra semplici condizioni autolimitanti (ad esempio una gastroenterite virale) e quadri più impegnativi, come una possibile ostruzione intestinale o un’insufficienza organica. Il processo diagnostico, inoltre, deve considerare con attenzione la potenziale sovrapposizione di fattori multipli (ad esempio pazienti con patologie croniche in terapia farmacologica polimedicata), al fine di evitare ritardi nel riconoscimento di complicanze anche gravi.
ETIOPATOGENESI - FISIOPATOLOGIA
Il vomito è un atto riflesso complesso, coordinato da un’area del sistema nervoso centrale nota come “centro del vomito”, situata nel midollo allungato (bulbo).
Questo centro integra diversi segnali afferenti che possono essere di natura viscerale, chimico-tossica o di origine vestibolare-corticale, attivando di conseguenza una cascata di eventi neuro-muscolari culminante nell’espulsione del contenuto gastrico.
Vie afferenti viscerali
Il tratto gastrointestinale possiede una ricca innervazione sensitiva, in grado di percepire distensione e irritazione (come nel caso di infezioni, infiammazioni o ostruzioni). Le fibre nervose trasmettono questi stimoli al centro del vomito attraverso i nervi vaghi e simpatici. Un’eccessiva distensione o un insulto chimico/fisico alla mucosa gastrica e intestinale può scatenare potenti impulsi afferenti, inducendo la sequenza di contrazioni che determina il vomito.
Zona chemorecettoriale (CTZ)
La CTZ, localizzata nell’area postrema del bulbo, è particolarmente sensibile a sostanze chimiche e tossiche presenti sia nel circolo sanguigno sia nel liquido cefalorachidiano. Farmaci (ad esempio i chemioterapici), tossine endogene (chetoacidi, urea) o esogene (alcol, sostanze chimiche) possono stimolare direttamente questi recettori, attivando il riflesso del vomito. La CTZ è priva di barriera emato-encefalica completa, ragion per cui reagisce rapidamente alle variazioni chimiche dell’ambiente interno.
Sistema vestibolare e influenze corticali
I recettori dell’orecchio interno (apparato vestibolare) rilevano cambiamenti di posizione e movimento. Quando questi segnali risultano discordanti rispetto alle informazioni visive o tattili, come accade nella cinetosi (mal d’auto, di mare), si può generare nausea e vomito riflesso. Inoltre, fattori psichici o emotivi (stress intenso, ansia, dolore) agiscono sulle aree corticali che a loro volta modulano l’attività del centro del vomito, rendendo il meccanismo ancora più complesso e multifattoriale.
Fasi dell’atto del vomito
Una volta ricevuto l’impulso dal centro del vomito, si innesca una precisa sequenza motoria che coinvolge il diaframma, i muscoli intercostali e i muscoli addominali.
Questi ultimi si contraggono in maniera violenta mentre lo sfintere esofageo inferiore si rilascia, consentendo l’espulsione del contenuto gastrico attraverso l’esofago e la bocca.
La chiusura temporanea della glottide protegge le vie aeree, mentre l’epiglottide si abbassa per evitare l’ingresso di materiale in trachea.
Implicazioni cliniche
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La precisa identificazione della fonte di stimolo (viscerale, chemiorecettoriale, vestibolare-corticale) consente di orientare le scelte terapeutiche e la selezione di eventuali farmaci antiemetici. Una comprensione profonda dei meccanismi neurofisiologici alla base del vomito aiuta inoltre a valutare la gravità della condizione, a distinguere le forme benigne da quelle più serie e a riconoscere per tempo complicanze potenzialmente pericolose, come la disidratazione o l’aspirazione polmonare.
EPIDEMIOLOGIA: INCIDENZA - PREVALENZA
Il vomito acuto rappresenta uno dei sintomi più frequenti in ambito clinico, con un’elevata variabilità a seconda dell’area geografica, delle abitudini alimentari, delle condizioni igienico-sanitarie e delle fasce d’età considerate.
Alcuni fattori ambientali e individuali possono incrementare la suscettibilità a patologie che determinano episodi di vomito, rendendone l’incidenza e la prevalenza eterogenee nelle diverse popolazioni.
1. Incidenza
Infezioni gastrointestinali
Rimangono tra le cause più comuni di vomito acuto. Virus come norovirus e rotavirus hanno un’incidenza particolarmente alta nei mesi invernali e in contesti comunitari (scuole, navi da crociera, case di riposo). Le gastroenteriti batteriche tendono a manifestarsi con maggior frequenza in presenza di scarsa igiene degli alimenti e contaminazioni ambientali (specie durante i periodi caldi).
Fattori stagionali
Alcune tipologie di gastroenteriti virali registrano picchi stagionali (prevalentemente in inverno), mentre intossicazioni alimentari e tossinfezioni possono essere più comuni in estate.
Diffusione in comunità chiuse
Il rapido passaggio di agenti infettivi è favorito dalla promiscuità (collettività scolastiche, strutture di assistenza agli anziani, caserme) dove l’incidenza di episodi di vomito è più elevata rispetto alla popolazione generale.
2. Prevalenza
Pazienti ospedalizzati
L’incidenza del vomito può risultare più alta nei pazienti ricoverati per patologie neurologiche (tumori cerebrali, ictus, traumi), oncologiche (chemioterapia) o chirurgiche (specie interventi addominali o toracici), poiché tali condizioni aumentano il rischio di stimoli emetogeni (fattori metabolici, farmacologici, anatomici).
Sottogruppi di popolazione
Alcune categorie (anziani, pazienti immunodepressi, soggetti con patologie croniche come insufficienza renale, cirrosi epatica, diabete) presentano una maggiore prevalenza di vomito persistente o ricorrente, spesso legato a complicanze o a terapie specifiche.
Condizioni socio-economiche
In contesti con scarsa disponibilità di servizi sanitari e ridotta igiene, il vomito da cause infettive assume un’elevata prevalenza per la frequenza di focolai epidemici e la scarsa qualità dell’acqua o degli alimenti.
3. Età e comorbilità
Età avanzata
Nei soggetti anziani, l’eventuale presenza di polipatologie (cardiopatie, diabete, insufficienza renale) e di una ridotta riserva fisiologica rende il vomito clinicamente più rilevante e più spesso correlato a cause potenzialmente gravi (occlusioni intestinali, ischemie mesenteriche, neoplasie addominali).
Neonati e bambini
Sebbene non sia il focus di questa trattazione, nei pazienti pediatrici le infezioni virali costituiscono il principale fattore scatenante, ma la disidratazione si instaura più rapidamente, richiedendo particolare attenzione.
Nel complesso, pur essendo il vomito acuto un fenomeno diffusissimo, la sua distribuzione varia in base a molteplici fattori (stagionali, geografici, anagrafici e socio-sanitari). Conoscere le dinamiche epidemiologiche aiuta a identificare precocemente le cause, a riconoscere potenziali focolai epidemici e a focalizzare la prevenzione su ambiti o individui particolarmente a rischio, come le strutture assistenziali per anziani o pazienti fragili.
ASPETTI CLINICI
L’espressione clinica del vomito acuto nell’adulto può variare sensibilmente in funzione dell’eziologia sottostante, della durata e della presenza di altri segni o sintomi di accompagnamento.
Un’osservazione sistematica delle modalità di insorgenza, delle caratteristiche del vomito e della presenza o assenza di sintomi associati fornisce indicazioni fondamentali per un corretto inquadramento diagnostico.
1. Manifestazione isolata

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Gastroenteriti di breve durata
In numerosi casi, il vomito può essere l’unica manifestazione o essere accompagnato solo da lieve malessere o diarrea. Se di origine virale o batterica, può risolversi spontaneamente entro 24-48 ore, con un decorso autolimitante.
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Caratteristiche dell’episodio
In queste forme, il vomito tende a essere acuto e di breve durata, talvolta associato a inappetenza o lievi dolori crampiformi.
2. Associato a dolore addominale
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Cause chirurgiche o infiammatorie
La presenza di vomito in concomitanza con dolore addominale intenso o localizzato (ad esempio in sede epigastrica, in ipocondrio destro, in fossa iliaca destra) deve far sospettare patologie acute come ulcera peptica complicata, colecistite, appendicite, pancreatite o ostruzioni intestinali.
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Red flags
Un dolore addominale severo e costante, peggiorato dalla palpazione, associato a vomito ripetuto, può indicare una condizione di peritonite o ischemia intestinale, richiedendo una valutazione urgente.
3. Associato a sintomi neurologici
Cefalea
Episodi di vomito accompagnati da cefalea pulsante o intensa sono spesso indicativi di emicrania. Tuttavia, nei casi in cui la cefalea sia particolarmente violenta o associata a alterazioni dello stato di coscienza, è necessario sospettare un aumento della pressione intracranica (per esempio da neoplasia o emorragia) o infezioni del sistema nervoso centrale (meningiti, encefaliti).
Vertigini e confusione
La presenza di disturbi dell’equilibrio (vertigini, capogiri) o di uno stato confusionale può orientare verso patologie neurologiche di varia natura, come lesioni ischemiche, hemorrage subaracnoidea, coinvolgimento del sistema vestibolare o eventi tossici.
Ulteriori aspetti da considerare
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Frequenza e intensità degli episodi emetici
Un vomito ripetuto e incoercibile (cioè che non risponde alle terapie) può suggerire quadri gravi, inclusi quelli di natura centrale o ostruttiva.
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Modalità di insorgenza
Vomito mattutino costante può indicare una problematica intracranica o una patologia gastrica (es. gastrite, ulcera).
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Evidenze cliniche concomitanti
La presenza di febbre, brividi, ittero, o alterazioni dei parametri vitali (ipertensione, ipotensione, tachicardia) può fornire indicazioni fondamentali sull’origine infettiva, infiammatoria o metabolica del disturbo.
Una valutazione clinica attenta di questi parametri, in associazione con i dati anamnestici e laboratoristici, permette di distinguere fra condizioni autolimitanti e patologie potenzialmente pericolose.
SINTOMI PIÙ FREQUENTI
Nel contesto del vomito acuto nell’adulto, una serie di sintomi ricorrenti tendono a presentarsi con diversa intensità, fornendo al clinico importanti indizi circa l’eziologia e la severità del quadro.
L’osservazione combinata di più sintomi risulta spesso determinante per orientare la diagnosi e la gestione terapeutica.
1. Nausea
È una sensazione sgradevole e opprimente di malessere epigastrico, spesso descritta come “voglia di vomitare” imminente.
Può manifestarsi a riposo o in seguito a particolari stimoli (odori intensi, movimenti, vista di cibi).
Rappresenta un campanello d’allarme di varia eziologia: infezioni gastrointestinali, patologie sistemiche (metaboliche o neurologiche) o persino condizioni psicogene.
2. Dolore o fastidio addominale

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Spesso localizzato in sede epigastrica (parte alta dell’addome) o periombelicale, può variare da un semplice senso di pesantezza a un dolore più acuto e definito.
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Può precedere o seguire l’episodio di vomito; talvolta si attenua dopo lo svuotamento gastrico.
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Un dolore addominale significativo (specie se associato a difesa o rigidità della parete addominale) può suggerire affezioni chirurgiche urgenti, come ulcera perforata o occlusione intestinale.
3. Cefalea
Il mal di testa concomitante al vomito è frequente nelle emicranie, in cui la nausea e l’ipersensibilità a luci e rumori possono peggiorare il disagio.
Un’eccessiva tensione muscolare o condizioni di ipertensione endocranica (tumori cerebrali, emorragie, idrocefalo) possono anch’esse indurre o aggravare la sintomatologia emetica.
Se la cefalea è intensa, progressiva e associata a disturbi dello stato di coscienza, va rapidamente considerata un’urgenza neurologica.
4. Vertigini
Derivano spesso da disfunzioni del sistema vestibolare, come cinetosi (mal d’auto, di mare o d’aereo), labirintiti o patologie dell’orecchio interno.
In questi contesti, l’associazione di nausea, vomito e vertigini viene talvolta accentuata da movimenti bruschi o variazioni di posizione.
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La valutazione dell’apparato vestibolare e delle funzioni neurologiche diventa pertanto essenziale in presenza di vomito di questa natura.
5. Astenia e disidratazione
Episodi emetici ripetuti possono comportare perdita di liquidi ed elettroliti (sodio, potassio, cloro), favorendo uno stato di spossatezza, ipotensione e talvolta tachicardia.
Nei casi più severi, la disidratazione si manifesta con secchezza delle mucose, riduzione della diuresi, capogiri, calo ponderale e peggioramento del quadro clinico generale.
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Una tempestiva correzione dell’assetto idroelettrolitico diventa cruciale, soprattutto nei pazienti più fragili (anziani, soggetti con comorbilità).
L’identificazione e la correlazione di tali sintomi aiutano a distinguere forme di vomito di natura prevalentemente gastroenterica, da cause neurologiche, metaboliche o psicogene, consentendo un indirizzo diagnostico più preciso e una rapida instaurazione del trattamento più adeguato.
SINTOMI MENO FREQUENTI
Pur non rappresentando la presentazione clinica tipica del vomito acuto, alcuni sintomi meno comuni possono fornire indicazioni importanti sulle origini e la gravità del disturbo. La loro presenza, in associazione o meno con manifestazioni più diffuse, dovrebbe destare particolare attenzione e richiedere una valutazione clinica tempestiva.
1. Alterazioni dello stato di coscienza
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Sonnolenza e confusione
Una riduzione del livello di vigilanza o una difficoltà a mantenere la concentrazione possono essere segnali di un coinvolgimento del sistema nervoso centrale, come in caso di encefalopatie metaboliche (uremia, iperammoniemia) o patologie neurologiche acute (ictus, meningite, tumori cerebrali).
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Letargia o torpore marcato
Se il vomito è associato a una progressiva perdita di contatto con l’ambiente, si sospettano condizioni severe quali intossicazioni farmacologiche, insufficienza epatica acuta, chetoacidosi diabetica o altre cause di grave squilibrio metabolico.
2. Allucinazioni o agitazione
Contesti tossici
L’ingestione o l’esposizione a sostanze psicoattive, alcool o prodotti chimici può generare quadri di agitazione, confusione e allucinazioni, soprattutto se il vomito compromette la funzione epatica o renale di detossificazione.
Quadri encefalopatici
In pazienti con malattie croniche (come la cirrosi epatica), stati avanzati di encefalopatia possono manifestarsi con disturbi percettivi (allucinazioni) e agitazione psicomotoria, associati a vomito ricorrente o refrattario.
3. Pallore estremo e sudorazione profusa

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Riflesso vagale
Un episodio violento di vomito o un dolore viscerale intenso (ulcere, coliche biliari o renali) può innescare una risposta vagale eccessiva, con calo pressorio, sudorazione improvvisa e pallore pronunciato.
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Condizioni d’urgenza
Sudorazione algida (fredda) e pallore marmoreo possono suggerire un quadro di shock ipovolemico o cardiogeno; se concomitanti al vomito, vanno valutati urgentemente per escludere complicanze pericolose come emorragie interne.
4. Dispnea
Vomito violento
Gli episodi di vomito esplosivo possono provocare un temporaneo impedimento alla normale respirazione, inducendo sensazioni di mancanza d’aria o di “soffocamento”.
Aspirazione polmonare
Nei pazienti con riflesso di deglutizione compromesso (anziani, persone con disturbi neurologici o sedati), la presenza di vomito aumenta il rischio di aspirazione nelle vie aeree inferiori, con possibile sviluppo di broncopolmonite ab ingestis o distress respiratorio.
La comparsa di sintomi meno frequenti ma potenzialmente indicativi di un quadro clinico grave impone un’attenta rivalutazione medica e un approccio diagnostico-strumentale mirato. Disturbi quali confusione, agitazione, deficit respiratori o pallore/sudorazione estrema non vanno mai sottovalutati, poiché possono celare complicanze acute o patologie severe che si manifestano inizialmente con il vomito.
SEGNI OBIETTIVI DELLA MALATTIA
Nel contesto del vomito acuto nell’adulto, l’osservazione di specifici segni obiettivi è fondamentale per qualificare l’episodio come potenzialmente benigno o allarmante, orientando la necessità di interventi diagnostici e terapeutici più o meno tempestivi.
Ecco una panoramica approfondita dei principali reperti clinici:
1. Segni di disidratazione
  • Secchezza delle mucose: la lingua e il cavo orale possono apparire asciutti; la salivazione risulta ridotta.
  • Riduzione della diuresi: diminuisce la frequenza delle minzioni e la quantità di urine emesse; le urine possono apparire più concentrate (colore scuro).
  • Ipotensione ortostatica: calo della pressione arteriosa al passaggio dalla posizione supina a quella eretta, con possibile sensazione di vertigine o svenimento.
  • Tachicardia: l’organismo cerca di compensare la ridotta volemia accelerando la frequenza cardiaca. Nei pazienti con patologie cardiache o anziani, questo meccanismo di compenso può essere incompleto o scompensato, aggravando il quadro clinico.
2. Eventuali tracce di sangue nel vomito
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Sangue rosso vivo
può indicare un’emorragia gastrointestinale in atto a livello di esofago (varici, erosioni) o stomaco (ulcera gastrica sanguinante).
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Vomito “a fondo di caffè”
il materiale ematico parzialmente digerito assume un aspetto brunastro-nerastro, suggerendo un sanguinamento di minore entità ma potenzialmente persistente, spesso di origine gastrica o duodenale.
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Significato clinico
la presenza di ematemesi è sempre un segnale di allarme che può richiedere interventi urgenti (monitoraggio emodinamico, endoscopia digestiva).
3. Distensione addominale

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Ostruzioni o ileo paralitico
un addome globoso, teso e poco trattabile alla palpazione può indicare un blocco del transito intestinale (aderenze post-operatorie, volvolo, ernie) o un’assenza di peristalsi efficace (ileo paralitico).
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Auscultazione
i rumori intestinali (borborigmi) possono risultare aumentati (in caso di ostruzione iniziale) o ridotti/flebili (nelle fasi avanzate di un ileo paralitico).
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Correlazione col vomito
un vomito ricorrente con distensione addominale significativa suggerisce un mancato svuotamento gastrico-intestinale, necessitando di indagini strumentali (radiografia, TC addome) per escludere complicanze meccaniche.
4. Febbre
  • Processi infettivi o infiammatori: un rialzo febbrile (>37,5 °C) può accompagnare gastroenteriti, appendiciti, colecistiti o altre condizioni settiche e infiammatorie acute.
  • Valutazione di contesto: la febbre, associata a vomito e dolore addominale, necessita di un inquadramento rapido, poiché può celare patologie acute di rilievo chirurgico o medico (peritonite, ascessi).
  • Importanza del monitoraggio: la persistenza di febbre elevata o fluttuante nel tempo, unita a vomito ripetuto, giustifica ulteriori approfondimenti diagnostici per escludere complicanze.
Considerazioni aggiuntive
  • L’insieme di questi segni obiettivi, integrato con l’anamnesi, orienta il clinico nell’iter diagnostico (esami ematochimici, indagini strumentali) e nella valutazione delle priorità di trattamento.
  • In alcuni casi, anche un solo segno di allarme (ad esempio la presenza di sangue nel vomito o la distensione addominale severa) è sufficiente per avviare un percorso diagnostico urgente, date le possibili implicazioni cliniche di una condizione emorragica o ostruttiva.
  • Nei pazienti a rischio (anziani, immunodepressi, soggetti con polipatologie), la comparsa di questi segni può portare a un rapido peggioramento, per cui la tempestività nell’intervento e nella compensazione di disidratazione o squilibri elettrolitici risulta particolarmente cruciale.
COMPLICANZE
Il vomito acuto, specie se intenso o protratto, può innescare una serie di complicanze che variano da semplici disturbi elettrolitici a situazioni cliniche potenzialmente gravi, capaci di compromettere la funzionalità di vari organi e sistemi.
Alcuni fattori individuali (età avanzata, comorbilità, stato nutrizionale precario) e la frequenza degli episodi emetici possono amplificare il rischio di evoluzioni negative.
Di seguito vengono illustrate le principali complicanze.
1. Squilibri Elettrolitici e Alcalosi Metabolica
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Ipokaliemia
La perdita di fluidi gastrici e, spesso, di succhi intestinali può ridurre significativamente i livelli di potassio, con conseguenze sul funzionamento muscolare e cardiaco (debolezza, aritmie).
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Iponatriemia
In caso di vomito profuso, la riduzione dell’apporto orale e la perdita di liquidi ricchi di sodio possono portare a valori patologicamente bassi di sodio nel sangue, causando confusione, irritabilità neuromuscolare e, nei casi estremi, convulsioni.
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Alcalosi Metabolica
La perdita eccessiva di acido cloridrico (HCl) contenuto nei succhi gastrici determina un incremento del pH ematico, con possibili ripercussioni sul ritmo respiratorio (ipo-ventilazione compensatoria) e alterazione dell’equilibrio acido-base.
2. Disidratazione Severa con Ipodolemia e Shock
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Riduzione del volume circolante
Ripetuti episodi di vomito, associati a insufficiente introduzione di liquidi, possono portare a una deplezione volemica significativa.
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Rischio di shock ipovolemico
Se non si interviene rapidamente con un’adeguata reidratazione e correzione degli elettroliti, la ridotta perfusione dei tessuti può determinare ipotensione, tachicardia, ipoperfusione renale e turbe metaboliche.
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Fragilità del paziente anziano
In soggetti con riserve fisiologiche ridotte, la disidratazione può instaurarsi più velocemente e innescare una cascata di complicanze sistemiche.
3. Malnutrizione in caso di Vomito Protratto

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Ridotto apporto di nutrienti
Vomitare frequentemente limita l’assunzione calorica e proteica, portando a un deficit nutrizionale progressivo.
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Calo ponderale
Nei casi cronici o protratti, la perdita di peso può essere sensibile, associandosi a indebolimento muscolare, ridotta funzionalità immunitaria e rallentamento dei processi di guarigione.
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Pazienti oncologici
In persone sottoposte a chemioterapia o con tumori in stadio avanzato, il vomito intenso peggiora ulteriormente lo stato nutrizionale, contribuendo a uno stato di cachessia.
4. Aspirazione Polmonare
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Polmonite ab ingestis
La penetrazione di materiale gastrico nelle vie aeree inferiori, soprattutto in pazienti con alterato riflesso della deglutizione o stati di coscienza ridotti, può causare un grave processo infettivo e infiammatorio polmonare.
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Fattori predisponenti
Età avanzata, sedazione farmacologica, disturbi neurologici o lesioni del midollo spinale.
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Sequele respiratorie
L’aspirazione può portare a insufficienza respiratoria acuta e necessità di supporto ventilatorio.
5. Danno Renale Acuto (Prerenale)
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Riduzione del filtrato glomerulare
La disidratazione e l’ipovolemia persistenti sottraggono il corretto flusso ematico ai reni, inducendo un innalzamento di urea e creatinina.
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Progressione
Se trascurato, il danno prerenale può aggravarsi fino a causare lesioni renali irreversibili.
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Monitoraggio e correzione
Il ripristino dei liquidi circolanti e la correzione tempestiva degli elettroliti sono fondamentali per prevenire un’evoluzione sfavorevole.
Valutazione e Gestione
Il riconoscimento precoce di queste complicanze è essenziale per limitare esiti potenzialmente invalidanti o fatali, soprattutto nei pazienti fragili. La valutazione clinica accurata, supportata da esami di laboratorio (emocromo, assetto elettrolitico, funzionalità epato-renale) e da un monitoraggio costante dei parametri vitali, permette di identificare rapidamente segni di disidratazione, instabilità emodinamica o deficit nutrizionali. Interventi mirati — quali la reidratazione endovenosa, l’uso di antiemetici adeguati e, in caso di necessità, l’alimentazione enterale o parenterale — contribuiscono a prevenire o ridurre l’insorgenza delle complicanze più gravi.
DECORSO CLINICO ED EVOLUZIONE
L’andamento clinico del vomito acuto può seguire percorsi differenti in base alla causa scatenante e alle condizioni generali del paziente.
Alcune forme tendono a risolversi rapidamente senza particolari conseguenze, mentre altre evolvono in quadri più complessi o tendono a ripresentarsi ciclicamente.
Un’analisi attenta dell’andamento temporale degli episodi e dei segni associati è essenziale per distinguere le forme transitorie da quelle che necessitano di interventi diagnostici e terapeutici più approfonditi.
1. Risoluzione Spontanea
Gastroenteriti virali
Rappresentano la causa più comune di vomito acuto a decorso autolimitante, spesso accompagnato da diarrea e febbricola. In questi casi, il sintomo tende a scomparire entro 24-48 ore, soprattutto con un adeguato riposo e una reidratazione appropriata.
Impatto sullo stato di salute generale
I pazienti con buone riserve fisiologiche e senza comorbilità importanti, in genere, superano rapidamente l’episodio senza esiti.
2. Progressione Verso Forme Complicate
Cause organiche serie
Quando il vomito è riconducibile a fattori meccanici (ostruzioni intestinali, volvoli, ernie) o a patologie con potenziale sanguinamento (ulcere gastriche o duodenali), il quadro può peggiorare velocemente.
Segnali d’allarme
Persistente vomito incoercibile, presenza di sangue (ematemesi), dolore addominale intenso e distensione addominale marcata richiedono un inquadramento urgente (valutazione clinica, esami strumentali).
Conseguenze possibili
Disidratazione grave, shock ipovolemico, danno renale acuto, in particolare nei soggetti anziani o con pluripatologie.
3. Cronicizzazione o Recidiva Periodica
Emicrania ricorrente
Gli attacchi emicranici possono essere accompagnati da ricorrenti episodi di vomito. La frequenza e la durata dipendono dalla severità del disturbo, con possibile impatto significativo sulla qualità di vita.
Gastroparesi diabetica
Alterata motilità gastrica nei pazienti con diabete di lunga data, che favorisce l’accumulo di cibo nello stomaco e una sensazione di nausea persistente, accompagnata da vomito intermittente.
Altre condizioni cicliche
Sindromi come il vomiting ciclico (Cyclical Vomiting Syndrome) presentano episodi ripetuti di vomito intenso, spesso correlati a fattori stressanti o ormonali, con fasi di completa remissione intercalate.
La corretta identificazione del decorso aiuta a determinare l’urgenza e il tipo di intervento terapeutico da proporre, che spazia dalla gestione sintomatica con farmaci antiemetici e reidratazione a procedure diagnostico-terapeutiche più aggressive (per esempio, endoscopie o interventi chirurgici). Nei casi in cui il vomito tenda a recidivare nel tempo, è fondamentale un approccio multidisciplinare per individuare e trattare la causa sottostante e per prevenire complicanze nutrizionali o metaboliche.
DIAGNOSI CLINICA
La valutazione clinica iniziale del vomito acuto nell’adulto richiede un’approfondita raccolta anamnestica e un esame obiettivo accurato, con l’obiettivo di delineare il quadro complessivo della patologia, escludere emergenze mediche e indirizzare eventuali approfondimenti.
Di seguito sono riportati in dettaglio i principali elementi di questa fase diagnostica.
1. Anamnesi Dettagliata
1.1 Storia clinica e caratteristiche del vomito
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Frequenza e durata degli episodi
È utile stabilire se il vomito sia isolato (unico episodio) o ricorrente, se insorga improvvisamente o tenda a crescere di intensità nel tempo. Vomito acuto e di breve durata può essere indicativo di gastroenteriti virali o intossicazioni alimentari, mentre episodi ripetuti, con progressivo peggioramento, possono suggerire una complicanza chirurgica o organica.
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Aspetto e contenuto del vomito
  • Presenza di sangue: vomito ematico fresco (ematemesi) o “a fondo di caffè” (sangue digerito) suggerisce un’emorragia del tratto gastrointestinale superiore (esofago, stomaco, duodeno).
  • Bile: la presenza di un colorito giallo-verdastro indica il superamento della valvola pilorica e può correlare con ostruzioni distali.
  • Residui alimentari: vomito con cibo ingerito diverse ore prima può puntare verso un rallentato svuotamento gastrico o un’ostruzione intestinale.
  • Odore fetido: in caso di stasi intestinale prolungata o patologie severe (occlusione, peritonite).
3
Fattori scatenanti
  • Relazione con i pasti: il vomito postprandiale precoce può indicare patologie gastriche; quello tardivo, a distanza di ore, può essere legato a disturbi della motilità o a ostruzioni distali.
  • Assunzione di farmaci: alcuni farmaci (chemioterapici, oppioidi, FANS) sono notoriamente emetogeni.
  • Stress o cambiamenti posturali: un vomito correlato a cambi di posizione può indicare cinetosi o problemi vestibolari; episodi scatenati da stress intenso possono avere un’importante componente psichica.
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Periodo della giornata
  • Mattutino: vomito che si verifica prevalentemente al risveglio può essere associato a patologie gastriche (es. ulcera) o a un incremento della pressione intracranica.
  • Notturno: l’insorgenza durante il sonno, se non correlata a gastroenteriti, può essere un segnale di processi più gravi (es. ulcere sanguinanti, patologie endocraniche).
1.2 Farmaci e sostanze assunte
Terapie in corso
Importante specificare dosaggi e tempistiche di somministrazione. È utile individuare se la comparsa del vomito coincide con l’inizio di un nuovo trattamento.
Integratori o prodotti erboristici
Alcune sostanze naturali possono irritare la mucosa gastrica o interferire con altri farmaci, aggravando il riflesso del vomito.
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Sostanze d’abuso
Alcol e droghe (oppioidi, cannabinoidi sintetici, ecc.) possono alterare la motilità gastrica o la soglia del vomito, portando a episodi acuti.
1.3 Condizioni mediche pregresse
Patologie gastrointestinali
Il vomito ricorrente può essere un segno di gastrite cronica, ulcere peptiche, esiti chirurgici (aderenze, stenosi anastomotiche) o malattie infiammatorie croniche (Morbo di Crohn).
Disturbi metabolici o endocrini
Diabete (possibile chetoacidosi o gastroparesi), ipertiroidismo (vomito in corso di tireotossicosi), insufficienza renale (uremia).
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Disturbi neurologici
Emicrania, traumi cranici, epilessia, processi espansivi intracranici (tumori, ascessi) o pregresse ischemie cerebrali che possano favorire l’insorgenza di episodi emetici.
1.4 Altri sintomi associati

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Diarrea e febbre
Più frequenti nelle infezioni gastrointestinali acute.
Cefalea, dolore addominale, vertigini
Possibili indicatori di malattie neurologiche, chirurgiche o vestibolari.
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Pallore e sudorazione profusa
Possibili episodi vagali o shock ipovolemico in corso di vomito prolungato.
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Alterazioni dello stato di coscienza
Segnale di allarme per cause neurologiche o per gravi alterazioni metaboliche.
1.5 Contesto sociale e alimentare
Viaggi recenti
Esposizione a patogeni enterici non comuni nella zona di residenza, rischio di parassitosi o infezioni esotiche.
Cibi a rischio
Consumo di alimenti mal conservati, crudi o contaminati può indirizzare verso tossinfezioni alimentari.
Ambienti comunitari
Focolai epidemici di gastroenteriti virali (es. norovirus) in scuole, caserme, navi da crociera, case di riposo.
2. Esame Obiettivo
2.1 Parametri vitali
Pressione arteriosa
Rilevare ipotensione ortostatica (caduta della pressione in piedi rispetto alla posizione supina) e valutare la gravità di un eventuale stato ipovolemico.
Frequenza cardiaca
Tachicardia come segno di compenso in caso di disidratazione o ansia/stress.
Temperatura corporea
La febbre può suggerire un processo infettivo o infiammatorio.
Saturazione di ossigeno
Identifica stati di ipossia, soprattutto se il vomito è associato a distress respiratorio o rischio di aspirazione.
2.2 Valutazione dei segni di disidratazione

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Secchezza delle mucose orali
Indice di riduzione dei fluidi corporei.
Riduzione dell’elasticità cutanea
La pelle perde il suo normale turgore.
Diminuzione della diuresi
Urine più concentrate, scarse in quantità.
Eventuale tachipnea
In caso di acidosi metabolica compensatoria o ansia.
2.3 Esplorazione dell’addome
Ispezione
Presenza di cicatrici chirurgiche, distensione addominale, asimmetrie.
Palpazione
Localizzazione di dolore (epigastrico, fossa iliaca destra, ipocondrio destro), eventuale rigidità o contrattura di difesa (peritonismo, appendicite, colecistite, pancreatite acuta).
Auscultazione
  • Borborigmi iperattivi: possibile ostruzione in fase iniziale.
  • Assenza o riduzione dei rumori intestinali: può indicare ileo paralitico o fase avanzata di ostruzione.
Percussione
Valutazione di timpanismo eccessivo (gas intestinale) o ottusità (masse, ascite).
2.4 Valutazione neurologica di base
Stato di coscienza
Lucidità, confusione, sonnolenza o agitazione.
Funzioni corticali e craniche
Riflessi pupillari, forza e sensibilità (rilevamento di deficit focali).
Ricerca di segni di ipertensione endocranica
Cefalea ingravescente, papilledema, vomito improvviso senza nausea, alterazioni del sensorio.
3. Significato Clinico e Approccio Successivo
L’osservazione congiunta di anamnesi ed esame obiettivo permette di inquadrare rapidamente la gravità del quadro. Le situazioni di “allarme” includono:
1
Vomito ematico
(suggestivo di sanguinamento gastrico, esofageo o duodenale)
2
Dolore addominale severo
(potenzialmente indicativo di cause chirurgiche acute)
3
Segni di shock ipovolemico
(ipotensione ortostatica, tachicardia spiccata, pallore)
4
Alterazioni neurologiche
(confusione, sonnolenza, cefalea violenta)
5
Persistenza e resistenza alle terapie sintomatiche
(vomito incoercibile)
In presenza di questi segnali, è essenziale un inquadramento emergenziale con accesso a servizi diagnostici (esami ematochimici, imaging radiologico, endoscopia) e impostazione di trattamenti specifici (riidratazione endovenosa, antiemetici, interventi chirurgici). Al contrario, se l’esame risulta privo di segni di pericolo immediato e la sintomatologia appare compatibile con forme benigne (gastroenteriti autolimitanti o disturbi funzionali), è possibile gestire il paziente con monitoraggio ambulatoriale, follow-up ravvicinato e terapie di supporto.
DIAGNOSI LABORATORISTICA
La valutazione del vomito acuto nell’adulto comprende un insieme di esami di laboratorio fondamentali per identificare o escludere patologie sottostanti, quantificare gli eventuali squilibri metabolico-elettrolitici e orientare in maniera mirata il percorso terapeutico.
Un inquadramento laboratoristico adeguato consente inoltre di monitorare l’evoluzione clinica, specialmente nei casi con sintomi protratti o complicanze.
1. Emocromo (CBC)
Leucocitosi
Un aumento del numero di globuli bianchi (in particolare neutrofili) può suggerire un processo infettivo acuto (gastroenterite batterica, ascessi intra-addominali) o uno stato infiammatorio (appendicite, colecistite, pancreatite).
Anemia
Può indicare emorragie croniche (es. ulcere gastriche con sanguinamento occulto) o sanguinamenti acuti di minore entità, che nel tempo hanno portato a una riduzione del livello di emoglobina. Valori di emoglobina molto bassi, in associazione a vomito ematico, richiedono interventi tempestivi (endoscopia, supporto trasfusionale).
2. Elettroliti Sierici (Na+, K+, Cl-) e Funzionalità Renale (Urea, Creatinina)
Sodio (Na+)
Può risultare ridotto (iponatriemia) a causa di eccessive perdite di liquidi o di una eccessiva diluizione per l’assunzione smodata di acqua o soluzioni ipotoniche nel tentativo di reidratarsi. L’iponatriemia grave può manifestarsi con sintomi neurologici (confusione, convulsioni).
Potassio (K+)
L’ipokaliemia è frequente se il vomito è intenso e/o prolungato; le perdite gastriche e la possibile concomitante diarrea contribuiscono alla deplezione di K+. Un deficit marcato può causare debolezza muscolare, aritmie cardiache e alterazione della motilità gastrointestinale.
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Cloro (Cl-)
L’ipocloremia è tipica dei vomiti ripetuti (per perdita di acido cloridrico gastrico), e contribuisce allo sviluppo di alcalosi metabolica.
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Urea e Creatinina
Importanti per valutare la perfusione renale e lo stato di idratazione. Un incremento dell’azotemia (BUN) e del rapporto BUN/creatinina può denotare una disidratazione acuta o un danno renale prerenale; valori più marcatamente elevati di creatinina potrebbero segnalare un peggioramento della funzione renale e richiedono un intervento urgente di reidratazione.
3. Esame Urine
Chetonuria
La presenza di corpi chetonici (acetone, acetoacetato, beta-idrossibutirrato) suggerisce uno stato di digiuno prolungato, chetoacidosi diabetica o altre condizioni in cui l’organismo ricorre alla metabolizzazione dei grassi.
Valutazione della funzionalità renale
La densità e l’osmolarità delle urine, insieme alla presenza di proteine, emoglobina o cellule epiteliali, offrono indizi sulla salute del rene e sulla severità della disidratazione.
Segni di infezione urinaria
Non raramente, un’infezione del tratto urinario può indurre nausea e vomito, sebbene ciò sia più frequente in contesti complicati (pielonefrite).
4. Test di Funzionalità Epatica
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Transaminasi (AST, ALT)
L’incremento di questi parametri, associato ad alterazioni di bilirubina e fosfatasi alcalina, può indicare epatiti acute, colestasi o danno epatico di altra natura (tossico, ischemico). In condizioni di forte disidratazione, può verificarsi un modesto incremento delle transaminasi senza un reale danno epatico.
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Gamma-GT e Fosfatasi Alcalina
Utili per indagare colestasi e patologie delle vie biliari (colecistite, coledocolitiasi), che possono presentarsi con vomito e dolore addominale in ipocondrio destro.
3
Bilirubina totale e frazionata
Un suo innalzamento può essere legato a patologie epatiche acute o a forme emolitiche, talvolta associate a nausea e vomito come sintomi aspecifici.
Esami di Laboratorio Aggiuntivi (in base al sospetto clinico)
  • Glicemia e Emogasanalisi Arteriosa (EGA): Se si sospettano alterazioni dell’equilibrio acido-base (alcalosi metabolica da vomito prolungato, chetoacidosi diabetica), l’EGA offre informazioni decisive.
  • Lattato: Può aumentare in contesti di ipoperfusione o shock ipovolemico, situazione riscontrabile in vomiti prolungati associati a disidratazione severa.
  • Proteina C-reattiva (PCR): Può orientare verso la presenza di una risposta infiammatoria o infettiva sistemica.
Valore Clinico e Impostazione Terapeutica
Le informazioni ricavate dai test di laboratorio consentono di:
  • Stabilire l’entità della disidratazione e lo stato degli elettroliti, necessario per calibrare la reidratazione (orale o endovenosa) e le eventuali correzioni saline.
  • Identificare cause sottostanti specifiche: infezioni, disordini metabolici, insufficienze d’organo.
  • Monitorare il decorso: ripetere gli esami a intervalli regolari aiuta a valutare l’efficacia delle terapie intraprese e il rapido riconoscimento di possibili complicanze (es. peggioramento della funzionalità renale).
In un paziente con vomito acuto, conoscere il quadro laboratoristico è cruciale per prevenire evoluzioni negative come shock ipovolemico, squilibri metabolici severi o insufficienza multiorgano. Un costante confronto tra dati clinici (parametri vitali, esame obiettivo) e indagini di laboratorio consente di prendere decisioni rapide e mirate, garantendo una gestione appropriata e sicura del paziente.
DIAGNOSI STRUMENTALE
Nel percorso diagnostico del vomito acuto nell’adulto, l’integrazione tra anamnesi, esame obiettivo, esami di laboratorio e indagini strumentali risulta essenziale per confermare i sospetti clinici e individuare eventuali cause organiche o funzionali.
Gli strumenti di imaging, in particolare, rivestono un ruolo centrale nell’identificazione di patologie che possono richiedere un intervento tempestivo (ad esempio, ostruzioni intestinali, masse tumorali, processi infiammatori acuti o lesioni neurologiche).
1. Radiografia Addominale Diretta

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Indicazioni
È spesso il primo accertamento strumentale per studiare la morfologia e l’eventuale contenuto d’aria nell’addome. In caso di vomito severo associato a distensione addominale o sospetto di occlusione, la radiografia diretta fornisce informazioni iniziali sulla presenza di livelli idroaerei, distensione delle anse intestinali e gas anomalo in cavità (ad esempio in caso di perforazione con aria libera sottodiaframmatica).
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Aspetti Tecnici
Di solito si eseguono due proiezioni (in ortostatismo e supino). In pazienti allettati o molto debilitati, la proiezione in decubito laterale sinistro può sostituire o integrare l’ortostatismo.
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Vantaggi e Limitazioni
È un esame rapido, a bassa esposizione radiologica, ma fornisce dati limitati e talvolta non definitivi. Rappresenta comunque una tappa cruciale per l’individuazione di segni suggestivi di occlusione meccanica (ansie dilatate a monte del blocco, livelli idroaerei multipli) o patologie perforative.
2. Ecografia Addominale
Ruolo Diagnostico
L’ecografia è un’indagine non invasiva, priva di radiazioni ionizzanti, particolarmente utile nei sospetti di colecistite acuta (ricerca di calcoli biliari, ispessimento della parete della colecisti, segno di Murphy ecografico), patologie epatiche, presenza di versamento libero in addome (ascite, emoperitoneo) e alterazioni di reni o vie urinarie.
Vantaggi
L’ecografia può essere facilmente ripetuta, consente una rapida valutazione in Pronto Soccorso (ecografia “bedside”) e risulta particolarmente indicata nelle donne in gravidanza o nei pazienti pediatrici, evitando l’esposizione a radiazioni.
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Limitazioni
La resa diagnostica può essere ridotta in pazienti obesi, con distensione gassosa rilevante, o in caso di scarsa collaborazione. Inoltre, l’ecografia addominale non offre una visione panoramica completa delle anse intestinali come la TC.
3. TC Addome
Indicazioni Principali
La Tomografia Computerizzata rappresenta l’esame di secondo livello per definire con maggior accuratezza processi infiammatori (appendicite, diverticolite, pancreatite), masse neoplastiche, ostruzioni (meccaniche o funzionali) e per caratterizzare raccolte fluide o ascessi. In presenza di vomito acuto e segni di peritonismo, la TC può essere dirimente per valutare l’opportunità di un intervento chirurgico urgente.Patologia cronica della vescica che si presenta con sintomi urinari irritativi (frequenza e urgenza minzionale) e dolore pelvico, ma senza infezioni batteriche identificabili.
Approccio Tecnico
Generalmente viene eseguita con mezzo di contrasto endovenoso per migliorare la definizione dei tessuti e degli organi, consentendo di evidenziare vasi sanguigni, processi infiammatori e lesioni focali. In alcuni casi può essere indicata l’assunzione di mezzo di contrasto orale, se non controindicato, per delineare meglio il tratto gastrointestinale.
Vantaggi e Rischi
Fornisce informazioni dettagliate sulla morfologia e la densità dei tessuti addominali; tuttavia, la somministrazione di contrasto endovenoso può causare reazioni allergiche o sovraccaricare la funzione renale in pazienti con compromissione renale. L’esposizione a radiazioni richiede valutazione dei benefici rispetto ai rischi, soprattutto nei soggetti giovani.
4. TC/RM Cranio
Contesto Clinico
Viene indicata in presenza di sintomi neurologici associati al vomito (cefalea intensa, alterazioni dello stato di coscienza, segni focali, convulsioni) o nel sospetto di patologie intracraniche (tumori, emorragie, idrocefalo) che possano determinare un aumento della pressione endocranica e scatenare il riflesso del vomito.
Risonanza Magnetica (RM)
Rispetto alla TC, la RM cranio offre una maggiore definizione delle strutture encefaliche, in particolare per lesioni della fossa cranica posteriore e del tronco encefalico; non utilizza radiazioni ionizzanti, ma i tempi di esecuzione sono più lunghi e in alcuni pazienti claustrofobici o instabili può risultare di difficile esecuzione.
Valore Diagnostico
Identifica con elevata precisione masse, lesioni vascolari o segni di ipertensione endocranica, indirizzando verso valutazioni neurochirurgiche o trattamenti oncologici.
Indicazioni Generali e Significato Clinico
Algoritmo Diagnostico
In un soggetto con vomito acuto, la scelta dell’esame strumentale dipende sia dalle caratteristiche del sintomo (presenza di distensione addominale, dolore localizzato, segni neurologici) sia dalle condizioni del paziente (stabilità emodinamica, comorbilità, età). Spesso si comincia con indagini meno invasive (radiografia addominale, ecografia) per poi passare, se necessario, a esami più specialistici (TC addome, RM encefalo).
Valutazione Complessiva
Le informazioni fornite dalla diagnostica per immagini, integrate con i dati clinico-laboratoristici, consentono di giungere a una diagnosi accurata e di valutare la necessità di un intervento terapeutico urgente o di un follow-up ambulatoriale. Nei pazienti fragili (anziani, immunodepressi, con pluripatologie), una diagnosi rapida e precisa è essenziale per evitare complicanze potenzialmente gravi.
Follow-up
In caso di intervento chirurgico o di terapie specifiche (antibiotici, chemioterapia, radiazioni), le indagini strumentali possono essere ripetute nel tempo per monitorare la risposta al trattamento o l’eventuale insorgenza di complicanze.
DIAGNOSI ALTRO
In un quadro clinico di vomito acuto nell’adulto, oltre alle indagini di laboratorio e all’imaging radiologico, possono rendersi necessari ulteriori esami diagnostici mirati, volti a individuare cause specifiche o poco evidenti attraverso le valutazioni di primo livello.
Tali accertamenti possono fornire informazioni di fondamentale importanza per confermare diagnosi sospette o per escludere patologie potenzialmente severe.
1. Endoscopia Digestiva
Gastroscopia
  • Indicazioni: Sospetto di ulcera gastrica o duodenale complicata (emorragica o perforata), gastriti severe, esofagite da reflusso, varici esofagee. In presenza di vomito ematico (ematemesi), la gastroscopia permette di localizzare l’origine del sanguinamento e, se necessario, di procedere a manovre terapeutiche (iniezioni, clip emostatiche).
  • Valore Diagnostico e Terapeutico: Oltre a visualizzare la mucosa esofagea, gastrica e duodenale, consente di eseguire biopsie per la ricerca di Helicobacter pylori, identificare lesioni neoplastiche o malformazioni vascolari, e fornire una rapida risoluzione di eventuali emorragie.
Colonscopia
  • Indicazioni: Generalmente considerata se si sospetta una patologia del colon (colite ischemica, polipi, neoplasie) o una fonte di sanguinamento di probabile origine bassa. Può essere richiesta in casi di vomito associato a dolori addominali localizzati nella parte inferiore dell’addome o a un’anamnesi positiva per malattie infiammatorie intestinali.
2. Test di Funzionalità Tiroidea (TSH, FT3, FT4)

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Contesto Clinico
Il vomito può rappresentare una manifestazione atipica di tireotossicosi (ipertiroidismo), soprattutto se associato a sintomi sistemici come tachicardia, irritabilità, calo ponderale, sudorazione eccessiva e intolleranza al caldo.
Valore Diagnostico
La valutazione del TSH (ormone tireostimolante) e degli ormoni tiroidei (FT3 e FT4) fornisce una stima precisa della funzionalità tiroidea. In caso di ipertiroidismo franco, si rileva un TSH soppresso con FT3 e/o FT4 elevati. Nei casi subclinici o borderline, ulteriori accertamenti (anticorpi anti-tireoperossidasi, ecografia tiroidea) possono essere necessari.
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Correlazioni Cliniche
Identificare un ipertiroidismo come causa (o concausa) di vomito è essenziale per impostare un’adeguata terapia farmacologica (farmaci tireostatici) o per programmare altri interventi mirati.
3. Valutazioni Tossicologiche
Sospetto di Intossicazioni
  • Origine chimica o alimentare: L’ingestione accidentale o volontaria di sostanze nocive (detergenti, veleni, piante tossiche) può manifestarsi con vomito violento, bruciore retrosternale, dolore addominale e, talvolta, complicanze sistemiche gravi.
  • Abuso di farmaci e sostanze: Oppioidi, barbiturici, cannabinoidi sintetici o psicofarmaci possono indurre vomito attraverso meccanismi di tossicità diretta sul sistema nervoso centrale o di irritazione gastrointestinale.
Indicazioni Cliniche
  • Raccolta di campioni (sangue, urine, talvolta contenuto gastrico) per identificare sostanze chimiche, droghe d’abuso o livelli di farmaci con potenziale effetto emetogeno o tossico.
  • Importante in pazienti con stato di coscienza alterato, in cui non si escluda un’overdose o un avvelenamento.
Valore nell’Iter Diagnostico
  • La diagnosi di intossicazione, sia essa accidentale o intenzionale, indirizza verso un intervento urgente di decontaminazione (lavaggio gastrico, carbone attivo), terapia antidotica specifica (se disponibile) e monitoraggio intensivo.
Significato Clinico
Questi accertamenti “di secondo livello” possono risultare determinanti in situazioni cliniche particolari o quando i test di base e le indagini strumentali iniziali non abbiano fornito risposte conclusive.
Individuare correttamente una patologia gastrointestinale organica (ulcera, neoplasia), una disfunzione tiroidea o un avvelenamento è essenziale per avviare una terapia mirata, prevenire complicanze e ridurre la morbilità e la mortalità associate a un quadro di vomito severo o protratto.
Inoltre, la tempistica con cui si eseguono tali esami riveste un ruolo cruciale:
  • Endoscopia d’urgenza in presenza di emorragie significative o di sintomi suggestivi di complicanze addominali acute;
  • Test tiroidei qualora i segni clinici o i precedenti anamnestici orientino verso una malattia endocrina;
  • Valutazioni tossicologiche immediate in casi di sospetta intossicazione grave, overdose o ingestione involontaria di sostanze chimiche.
Un approccio sistematico e personalizzato, che tenga conto delle condizioni di stabilità del paziente, dei sintomi associati e delle indagini precedentemente eseguite, permette di modulare questi esami in modo razionale, massimizzando il vantaggio diagnostico e minimizzando i rischi o i disagi per il paziente.
DIAGNOSI DIFFERENZIATA
Nel processo diagnostico del vomito acuto nell’adulto, risulta cruciale escludere patologie o condizioni cliniche che possano mimare o confondersi con il vomito “vero e proprio”.
Comprendere le differenze sostanziali tra rigurgito, reflusso gastroesofageo, disturbi psicosomatici e altre condizioni subocclusive o intracraniche permette di procedere con l’iter più adeguato, limitando il rischio di errori e ritardi diagnostici.
1. Rigurgito (assenza di sforzo)
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Definizione e caratteristiche
Il rigurgito consiste nella risalita di contenuto gastroesofageo verso la cavità orale senza lo sforzo muscolare tipico del vomito. L’assenza di contrazioni addominali violente distingue nettamente questa condizione da episodi emetici veri e propri.
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Cause e contesti clinici
Patologie dell’esofago che ne riducono la funzionalità (acalasia, disturbi motori esofagei) o che favoriscono un incontrollato reflusso di cibo; frequente in soggetti con megaesofago o severi disordini della motilità esofagea.
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Diagnosi differenziale
La mancanza di nausea e conati di vomito aiuta a discriminare il rigurgito dal vomito; l’esofagogastroduodenoscopia (EGDS) o la manometria esofagea possono confermare alterazioni funzionali.
2. Reflusso Gastroesofageo
Fenomenologia
Più che vomito, il reflusso comporta la risalita di materiale acido dallo stomaco all’esofago, provocando bruciore retrosternale (pirosi) e rigurgito acido. Spesso si associa a un peggioramento dei sintomi quando il paziente si corica o dopo pasti abbondanti.
Fattori predisponenti
Ernia iatale, gravidanza, obesità, consumi abituali di alcol o cibi irritanti, assunzione di certi farmaci.
Diagnosi
L’endoscopia e la pH-metria esofagea aiutano a distinguere il reflusso patologico da quello occasionale. A differenza del vomito, nel reflusso non si osservano intense contrazioni addominali prima dell’episodio.
3. Disturbi Psicosomatici
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Vomito Funzionale
Può essere innescato da stati d’ansia elevati, stress emotivo, disturbi dell’umore. Il sintomo emetico persiste in assenza di patologie gastrointestinali organiche.
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Bulimia Nervosa
Forma di disturbo del comportamento alimentare caratterizzato da episodi di abbuffate seguiti da vomito autoindotto. La cronicità del comportamento e le alterazioni elettrolitiche (ipokaliemia) sono frequenti, con possibili complicanze orodentali e gastrointestinali (es. esofagiti).
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Diagnosi
Si fonda su un accurato colloquio clinico, eventuale valutazione psicologica e l’esclusione di cause organiche mediante test diagnostici.
4. Pseudo-ostruzioni (Ileo Paralitico o Sindromi Subocclusive)
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Ileo Paralitico
Coinvolge un difetto della motilità intestinale (paralisi del riflesso peristaltico) senza ostacolo meccanico. Si manifesta con distensione addominale, assenza di borborigmi e, nei casi più gravi, vomito. Frequente nel post-operatorio o in soggetti gravemente debilitati.
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Sindromi Subocclusive
Situazioni cliniche borderline tra la normalità e l’occlusione, dove un parziale blocco intestinale o una moderata ipomotilità possono determinare rigurgiti o piccoli episodi di vomito, specialmente se l’organo è già compromesso da lesioni o aderenze.
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Diagnosi
La radiografia addominale o la TC evidenziano anse dilatate e/o livelli idroaerei, senza un vero ostacolo meccanico. È determinante escludere la presenza di un’occlusione organica.
5. Patologie Intracranich

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Meningiti, Encefaliti e Emorragie Subaracnoidee
Processi infettivi o emorragici a carico delle meningi e del parenchima cerebrale possono causare un innalzamento della pressione intracranica, stimolando il centro del vomito nel bulbo.
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Sintomi Associati
Cefalea intensa, rigidità nucale (meningismo), febbre alta, fotofobia, disturbi dello stato di coscienza. Talvolta, il vomito è esplosivo e non correlato ai pasti.
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Approccio Diagnostico
La TC o la RM cranio, l’esame del liquor (puntura lombare) e test infettivologici consentono di determinare la presenza di processi intracranici acuti o cronici.
Conclusioni sulla Diagnosi Differenziale
Un iter diagnostico ben strutturato permette di distinguere il vomito vero (caratterizzato da contrazioni addominali e/o conati) dalle forme di rigurgito o reflusso e di identificare correttamente patologie funzionali, endocraniche o pseudo-ostruttive.
  • Passi Cruciali:
  • Anamnesi particolareggiata (frequenza, orario, fattori scatenanti, aspetto del materiale emesso).
  • Esame obiettivo (ricerca di segni neurologici, addominali, stato di idratazione, pressione arteriosa).
  • Indagini di base (emocromo, elettroliti, funzionalità epato-renale) e, se indicato, esami strumentali (radiografia addominale, endoscopia, TC).
  • Aspetti Psichiatrici/Psicologici: Se il vomito è funzionale o autoindotto (come nella bulimia), una valutazione psicologica o psichiatrica diventa essenziale per evitare recidive e complicanze.
Solo un approccio metodico e integrato – che consideri sia le cause organiche sia quelle funzionali/psicogene – garantisce una definizione diagnostica accurata e la messa in atto di strategie terapeutiche personalizzate.
TRATTAMENTO E TERAPIA
La gestione del vomito acuto nell’adulto richiede un approccio integrato che consideri sia il controllo sintomatico sia la risoluzione delle cause sottostanti.
L’obiettivo primario è stabilizzare le condizioni del paziente, prevenire o correggere eventuali complicanze (disidratazione, squilibri elettrolitici, shock ipovolemico) e trattare la patologia scatenante.
1. Correzione dell’Equilibrio Idroelettrolitico
Reidratazione Orale
  • Indispensabile nelle forme più lievi o moderate, dove il paziente conserva la capacità di assumere liquidi per via orale.
  • Si possono impiegare soluzioni reidratanti bilanciate (contenenti sali minerali, glucosio e bicarbonati) per favorire il ripristino rapido dell’omeostasi.
  • Indicate se il vomito non è eccessivamente frequente o incoercibile.
Reidratazione Endovenosa:
  • Indispensabile se il paziente manifesta disidratazione grave, ridotta perfusione tissutale (ipotensione, tachicardia), incapacità di trattenere liquidi o squilibri elettrolitici severi.
  • Le soluzioni scelte (fisiologica, soluzioni bilanciate con potassio, glucosio) dipendono dal livello di sodio e potassio plasmatico, dal pH ematico e dalle condizioni renali.
  • Il monitoraggio frequente dei parametri vitali e degli elettroliti sierici guida l’adeguamento delle infusioni.
2. Terapia Antiemetica
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Ondansetron (Antagonista 5-HT3)
  • Particolarmente efficace nelle forme di vomito legate a chemioterapia, radiazioni o altre cause con elevato stimolo serotoninergico.
  • Generalmente ben tollerato, può tuttavia provocare prolungamento del QT in soggetti predisposti.
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Metoclopramide (Procinetico)
  • Favorisce lo svuotamento gastrico e riduce il ristagno di cibo nello stomaco, utile in gastroparesi o nelle fasi iniziali di un’ostruzione parziale.
  • Può avere effetti collaterali extrapiramidali (agitazione, distonie) se usato ad alti dosaggi o per lungo termine.
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Domperidone
  • Simile a metoclopramide, con minor penetrazione a livello del sistema nervoso centrale, dunque ridotta incidenza di effetti neurologici.
  • Indicato nei vomiti di origine gastrointestinale e come terapia di supporto nei pazienti con intolleranza ad altri antiemetici.
2. Terapie Causali
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Antibiotici Mirati
  • Da impiegare solo in caso di documentata infezione batterica (es. gastroenterite batterica, colecistite, appendicite).
  • La scelta dell’antibiotico si basa su colture o protocolli specifici per la sede di infezione, tenendo conto di resistenze locali e condizioni del paziente.
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Intervento Chirurgico
  • Necessario in situazioni di occlusione intestinale meccanica (ad esempio da aderenze o volvolo), peritonite, appendicite complicata, ulcere perforate o altre gravi complicanze addominali.
  • L’urgenza dell’intervento si stabilisce in base ai reperti clinici, laboratoristici e strumentali (radiografie, TC).
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Benzodiazepine
  • Possono essere considerate nei casi selezionati in cui il vomito sia strettamente legato a un’elevata componente ansiosa, stress emotivo o disturbi psichici (nausea psicogena).
  • Uso limitato nel tempo per evitare sedazione e dipendenza, specialmente in pazienti anziani o fragili.
Altri Aspetti di Gestione

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Dieta e Nutrizione
  • Nelle forme lievi, si raccomanda una graduale ripresa dell’alimentazione con cibi leggeri, evitando alimenti irritanti o troppo grassi.
  • Nei casi severi o protratti, si valuta il ricorso alla nutrizione enterale (sondino nasogastrico) o parenterale se il tratto gastrointestinale non è utilizzabile.
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Monitoraggio Costante
  • Il controllo periodico dei parametri vitali, del bilancio idrico e degli esami di laboratorio (elettroliti, emocromo, funzionalità renale) garantisce l’adeguatezza e la sicurezza del piano terapeutico.
  • Il coinvolgimento di specialisti (gastroenterologo, chirurgo, infettivologo, neurologo) può essere cruciale nelle situazioni complesse o refrattarie ai trattamenti di prima linea.
Conclusione: Un trattamento tempestivo e appropriato del vomito acuto si fonda su una rapida identificazione della causa sottostante, una correzione personalizzata degli squilibri e l’impiego mirato di farmaci antiemetici. Nei pazienti con patologie croniche o in condizioni di fragilità, il ricorso a terapie causali specifiche e a un monitoraggio intensivo diventa ancora più importante, al fine di ridurre l’incidenza di complicanze e garantire un recupero ottimale.
PROGNOSI
La prognosi del vomito acuto nell’adulto dipende principalmente dalla causa scatenante, dal quadro clinico generale del paziente e dalla rapidità con cui si interviene per gestire il disturbo e le sue eventuali complicanze.
In alcuni casi, il vomito ha un decorso breve e si risolve spontaneamente; in altri, può essere indicativo o conseguenza di patologie più gravi, con un andamento clinico imprevedibile o potenzialmente severo.
1. Forme Autolimitanti
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Gastroenteriti Virali
Rappresentano la causa più comune di vomito acuto, spesso accompagnato da diarrea e febbre lieve. In queste situazioni, il vomito tende a ridursi spontaneamente entro 24-48 ore, con prognosi eccellente se si previene la disidratazione mediante un’adeguata assunzione di liquidi ed elettroliti.
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Intossicazioni Alimentari Lievissime
Piccoli episodi di tossinfezione (ad esempio, ingestioni di alimenti leggermente contaminati) si risolvono entro pochi giorni con un corretto riposo e un’alimentazione leggera.
2. Cause Complesse e Patologie Organiche

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Occlusioni Intestinali
Se riconosciute precocemente, l’intervento terapeutico (medico o chirurgico) migliora notevolmente la prognosi. Tuttavia, un ritardo diagnostico può esitare in peritonite, ischemia intestinale o shock, con esiti potenzialmente critici.
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Neoplasie
Il vomito può essere una manifestazione associata a masse addominali o cerebrali, che richiedono un trattamento oncologico o neurochirurgico specifico. La prognosi in questi casi dipende fortemente dallo stadio del tumore, dalla risposta alle terapie e dallo stato generale del paziente.
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Disturbi Neurologici
Vomito correlato ad aumento della pressione intracranica (ad esempio, per un tumore o un’emorragia cerebrale) può avere un decorso variabile. La tempestività e l’efficacia del trattamento neurochirurgico (o conservativo) influiscono in modo significativo sulla sopravvivenza e sulla qualità di vita futura.
3. Complicanze e Fattori Prognostici Negativi
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Disidratazione Grave e Squilibri Elettrolitici
Una perdita eccessiva di fluidi e sali minerali (sodio, potassio, cloro) può condurre a ipovolemia con conseguente shock, specialmente nei pazienti fragili (anziani, soggetti con comorbilità). Se questi disturbi non vengono riconosciuti e trattati prontamente, la prognosi peggiora sensibilmente.
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Aspirazione Polmonare
Nei pazienti con compromissione del riflesso di deglutizione o alterazioni dello stato di coscienza, l’inalazione di materiale gastrico può provocare polmonite ab ingestis, insufficienza respiratoria e sepsi. In tali circostanze, la morbilità e la mortalità aumentano considerevolmente.
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Stato Nutrizionale
Un vomito intenso o prolungato può causare malnutrizione e peggiorare il decorso di eventuali malattie preesistenti, allungando i tempi di recupero e favorendo l’insorgenza di ulteriori complicanze.
4. Ruolo della Tempestività del Trattamento
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Diagnosi Precoce
L’identificazione rapida di “red flags” (dolore addominale severo, vomito ematico, distensione addominale marcata, alterazioni neurologiche) e l’esecuzione di esami diagnostici mirati riducono il rischio di ritardi terapeutici.
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Gestione Multidisciplinare
In situazioni complesse (tumori, ictus, disturbi metabolici), il coinvolgimento di specialisti (oncologi, chirurghi, neurologi, nutrizionisti) e l’uso di tecnologie avanzate (endoscopia, TC, RM) possono migliorare sensibilmente l’evoluzione clinica.
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Supporto Idrico e Terapeutico
La correzione degli squilibri elettrolitici, la reidratazione adeguata e l’impiego di farmaci antiemetici e terapie causali specifiche rappresentano elementi cardine per stabilizzare il paziente, ridurre i sintomi e velocizzare la risoluzione del problema.
5. Conclusioni sul Decorso Clinico
Decorso Favorevole
Nei casi in cui il vomito sia imputabile a cause transitorie, di lieve entità e facilmente gestibili (ad esempio, gastroenteriti virali), la prognosi è ottima e il paziente riprende in breve tempo la propria funzionalità.
Andamento Incerto
Patologie croniche, maligne o con possibili evoluzioni complicate (occlusioni non diagnosticate, tumori avanzati, disturbi neurologici invalidanti) presentano invece una variabilità di esiti che dipendono dalla rapidità e dall’appropriatezza dell’approccio terapeutico, nonché dalle condizioni generali del paziente.
Rischi di Complicanze
La mancata gestione degli aspetti critici (disidratazione, squilibri elettrolitici, aspirazione polmonare) può sfociare in un deterioramento clinico che mette a rischio la vita del paziente.
PUNTI CHIAVE
Le seguenti considerazioni sintetizzano gli elementi fondamentali per l’inquadramento e la gestione del vomito acuto nell’adulto, fornendo un quadro professionale e aggiornato sui principali aspetti clinici, diagnostici e terapeutici.
1. Il vomito acuto è un sintomo frequente, ma può nascondere patologie anche severe
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Spettro eziologico ampio
Il vomito può derivare da condizioni di lieve entità (gastroenterite virale, intossicazione alimentare) fino a patologie complesse come ostruzioni intestinali, meningiti, disturbi endocrini (ad esempio la chetoacidosi diabetica).
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Importanza della vigilanza clinica
Un sintomo apparentemente “banale” può celare quadri urgenti (occlusioni intestinali, ischemia mesenterica) o condizioni neurologiche critiche (aumento della pressione intracranica, emorragie).
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Ruolo del medico
Riconoscere precocemente i segni di gravità consente di avviare un iter diagnostico mirato, limitando il rischio di complicanze e favorendo un decorso più rapido verso la guarigione.
2. L’anamnesi dettagliata e l’esame obiettivo guidano la diagnosi e individuano i possibili “red flags”
Anamnesi mirata
Caratteristiche del vomito (frequenza, contenuto, orario d’insorgenza), storia farmacologica, patologie pregresse e sintomi associati (cefalea, febbre, dolore addominale) indirizzano verso l’eziologia probabile.
Esame obiettivo accurato
Parametri vitali (pressione, frequenza cardiaca, temperatura), segni di disidratazione (riduzione della diuresi, cute secca), eventuali deficit neurologici e valutazione dell’addome (distensione, dolore alla palpazione, borborigmi assenti o iperattivi) rappresentano passaggi irrinunciabili.
Red flags
Vomito ematico, dolore addominale acuto, alterazioni neurologiche (confusione, cefalea severa), ipotensione ortostatica o persistente, segni di shock, suggeriscono l’esigenza di un approfondimento diagnostico urgente (imaging, endoscopia, valutazione specialistica).
3. Il trattamento mira a correggere la disidratazione, gli squilibri elettrolitici e la causa scatenante
Terapia di supporto
Reidratazione (orale, se possibile, o endovenosa), bilanciamento degli elettroliti (potassio, sodio, cloro) e uso di antiemetici (ondansetron, metoclopramide, domperidone) per il controllo sintomatico.
Identificare e trattare la causa
In caso di infezioni, ricorrere a antibiotici mirati; se si sospetta un’ostruzione intestinale, valutare tempestivamente l’indicazione chirurgica; quando il vomito è indotto da farmaci, valutare un eventuale cambio di terapia o la riduzione del dosaggio.
Gestione integrata
Coinvolgimento di specialisti (chirurgo, neurologo, infettivologo, gastroenterologo) nelle situazioni complesse o non risolte dalla terapia di base.
4. Nei pazienti fragili o anziani, l’identificazione e la correzione precoce delle complicanze sono fondamentali per evitare esiti gravi

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Vulnerabilità aumentata
L’età avanzata e le comorbilità (diabete, insufficienza renale, cardiopatie) accelerano l’insorgenza di complicanze come disidratazione severa, squilibri elettrolitici, shock ipovolemico, aspirazione polmonare.
Monitoraggio intensivo
Valutazioni frequenti dei parametri vitali, della diuresi e degli esami ematochimici (elettroliti, funzionalità renale) risultano cruciali per prevenire un deterioramento rapido del quadro clinico.
Interventi tempestivi
La correzione immediata degli squilibri (ad esempio potassio basso, sodio alterato), l’uso appropriato di farmaci antiemetici e la collaborazione con figure specialistiche (nutrizionista, fisioterapista per la riabilitazione, assistente domiciliare) riducono il tasso di morbilità e mortalità.
5. La prognosi dipende strettamente dall’eziologia: forme autolimitanti hanno rapida risoluzione, mentre patologie organiche più complesse richiedono un approccio multidisciplinare
Forme lievi
Infezioni virali o intossicazioni alimentari di entità modesta mostrano un decorso favorevole, con remissione in 24-48 ore.
Quadri complessi
Ostruzioni, neoplasie, disturbi neurologici severi possono richiedere interventi chirurgici o protocolli terapeutici strutturati (radioterapia, chemioterapia, trattamenti intensivi), con un impatto significativo sulla durata della degenza e sulla qualità di vita a medio-lungo termine.
Valutazione globale
Tenere in considerazione lo stato nutrizionale, le eventuali terapie concomitanti e l’efficienza del supporto socio-familiare per programmare un adeguato follow-up e personalizzare la strategia di cura.
Sede legale ed operativa
Avellino
Accreditata Regione Campania
Certificata SGQ
Località Collina Liguorini snc
83100 Avellino
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